La devozione alla Madonna e l’affidamento filiale, è qualcosa che unisce cristiani da ogni parte del mondo. Non ci sono frontiere non solo all’amore di Dio, ma anche al bisogno umano di affidare la propria fragilità alla Madre che consola. E in tempo di pandemia, abbiamo bisogno di nutrirci di speranza unendoci come figli ai piedi della croce, come Maria. Padre Enrique, amico della nostra parrocchia, sacerdote del Movimento della Madonna Schoenstatt e studente di Antropologia Sociale alla Pontificia Università Gregoriana, ci racconta un’esperienza particolare di devozione in India. Si tratta dei pellegrinaggi nel Tamilnadu. 
Davanti a me ci sono quattro donne vestite di nero dalla testa ai piedi. Sono sedute per terra in silenzio. Ogni tanto si guardano a vicenda. Siamo in mezzo alla navata centrale della Basilica di Velankanni, forse il più grande centro cattolico dell’India. Ma queste pellegrine non si fanno il segno della croce, non portano rosari, ne fiori nei cappelli come le altre donne. Non si inginocchiano. Guardano tutto. A volte bisbigliano qualcosa fissando gli occhi della Madonna della Salute che occupa il centro dell’altare. Sono musulmane. Cosa fanno qui?
Il santuario è strapieno. I pellegrini portano alla Madonna i loro regali. I doni per chiedere intercessioni o ringraziare Maria sono variegati: ghirlande di fiori, candele, cocchi, olio benedetto, sale e pepe, soldi, ex-voto in metallo. Ogni dono ha il suo significato ma tutti sono presentati con amore e fede. I più poveri o fedeli estremi vengono con la testa rasata. Offrono i loro cappelli come segno di sudditanza. Che chiedono i pellegrini? Le cose più essenziali: trovare una sposa/o, ricevere il dono della fecondità per avere figli, curarsi di una malattia pesante, costruire una piccola casa, pagare i debiti.
Suonano le campane. Il santuario comincia a svuotarsi e la folla sembra un formicaio in migrazione. Tutti hanno come destino il “Santo Cammino” dove si pregherà il Rosario. È l’ora del tramonto. I colori fluorescenti del cielo brillano sulle foglie delle palme. Anche le musulmane si alzano e seguono la folla. Accanto a loro camminano donne cristiane e induiste che indossano sari colorati, poi ci sono i bambini, suore in arancione, uomini vestiti con doti bianchi (la gonna al maschile) e camicia a quadri. Tutti si tolgono le scarpe nell’ingresso del Santo Cammino. È terra santa. Comincia la preghiera, ognuno segue la processione come può e si esprime secondo la sua cultura. La devozione si respira nell’aria. Le musulmane rimangono fedelissime alla loro religione e non fanno grandi segni. Ma seguono la folla e guardano i loro bambini. Accompagnano i riti chiedendo alla Madonna di intercedere per le loro famiglie. Mi dicono: della madre del profeta Gesù, siamo tutti figli. Tutti.
E’ Arockia Madha, la Madre della Salute che cura la vita delle famiglie. Da questa “Lourdes dell’Asia” sparge le sue benedizioni su un’assemblea variopinta e amata. Sono i suoi figli e loro sanno che questa terra è casa loro, tutti sono benvenuti. Improvvisamente si alzano le mani e cantano a una voce: Ave, Ave, Ave Maria; Walge, Walge, Walge, Maria.